La prima a sottolinearlo è stata, sui canali social e sulla stampa su cui scrive come analista, la filosofa Donatella Di Cesare (che appunto è filosofa, e inoltre radicalmente prossima ai temi più avanzati della giustizia sociale, del progresso dell'Umanità nella pace e nella dignità per tutti e tutte). Ha notato la clamorosa novità dei "crediti di guerra" (li chiamo io così, in memoria di quelli del 1914 che tante pagine di storiografia hanno riempito) votati dalla Germania, per la prima volta dalla fine abissalmente tragica, specie per quel popolo che la scatenò, della Seconda Guerra Mondiale. Una Germania, questa, a guida socialdemocratica e con gli ecologisti (non solo, d'accordo) in maggioranza! Cosa ci dice questo? Ci dice (meglio: ci conferma) che il primo risultato nell'ottica macroscopica globale, della decisione dell'apparato al potere in Russia di invadere militarmente un Paese confinante, è stato già raggiunto: l'intero asse politico terrestre si è inclinato di molti gradi nella direzione contraria a quella del perseguimento degli obiettivi, già durissimi a raggiungersi, della cooperazione, della libertà, dell'emancipazione, della Civiltà. Ossia: l'agenda degli Stati e dei popoli non è più, e non sarà più fino a chissà quando, prioritariamente rivolta a rimarginare le ferite socioeconomiche della pandemia, né alla riconversione sistemica per la tutela della Vita dal cambiamento climatico, né a sanare almeno le maggiori iniquità geopolitiche che generano miseria endemica e migrazioni disperate. No: ora, e a lungo, l'intelligenza umana tacerà; parlerà il cannone, e risuonerà solo il denaro che lo spinge.
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L'ambasciatore russo all'ONU, nel corso dell'Assemblea Generale d'Emergenza (evento rarissimo, convocata apposta dal Segretario Generale, e pertanto serissimo e delicatissimo), ha scelto la via più breve: ha semplicemente negato. Ha negato che ci sia in Ucraina un'invasione di alcune divisioni dell'esercito russo, col supporto di alcuni stormi dell'aviazione russa, di alcune compagnie delle forze speciali russe esperte in guerre sghembe e l'appoggio distante ma significativo di molte unità sopra- e sottomarine della marina russa. L'ha negato, in faccia all'ambasciatore ucraino all'ONU, al Segretario Generale, a tutti i partecipanti all'Assemblea, e al mondo intero, proprio dopo aver dichiarato con lo sguardo disgustato che "l'Occidente è l'impero delle grandi menzogne". L'ha fatto con la stessa facilità con cui si può mentire al proprio partner riguardo a una scappatella. Fenomenale! I rappresentanti del potere putiniano dimostrano così di aver appreso alla perfezione il vecchio adagio: se devi dire una bugia dilla grossa! Il maggior esponente di questa filosofia applicata alla politica, nel Novecento, fu Joseph Goebbels. Sono tre giorni che sento o leggo, riportata dalle dichiarazioni di potenti del Paese e della Terra (non di ubriachi fuori dal bar), l'espressione "Terza Guerra Mondiale", e da oggi si è aggiunta pure "Guerra Nucleare". E sono frasi riportate non dico con nonchalance, questo no... Ma sono ormai entrate ufficialmente nel discorso pubblico (e in quelli privati) locuzioni che per tutti e cinquattotto i miei anni di vita finora, erano invece relegate alla fiction di distopia, alla fantapolitica o al paradosso retorico al pari dell'espressione "siamo alla fine del Mondo". Invece ecco: se ne parla. Si parla di Terza Guerra Mondiale e si parla di Guerra Nucleare. Se ne parla per scongiurarle, ovviamente, forse per esorcizzarle... Ma insomma, stanno lì sul tavolo sotto gli occhi di tutti; e non ce le ha messe, quelle frasi, il provocatore di turno nel talk-show in cerca di audience, ma qua il premier, lì la leader europea, là il segretario di Stato, qui il Papa. Mi spiego? Sono questi i ritagli con cui dobbiamo comporre il discorso, tutti insieme. E almeno su questo gradino della scala verso l'abisso, il piede l'abbiamo già messo. Allora io mi sento un po' come il personaggio di Jennifer Lawrence, bellissimo, nel recente Don't Look Up, stupendo. Come lei mi verrebbe di urlare a tutti, magari in prime-time e in diretta: "MA CHE CAZZO AVETE IN TESTA?!? NON CAPITE COSA STA PER SUCCEDERE?!? NON AVETE CAPITO IL SENSO DI QUELLO CHE HANNO APPENA DETTO?!? COME FATE A PERDERVI ANCORA NEI GIOCHETTI A CHI LA SA PIÙ LUNGA???" Perché è così, da quello che vedo e sento in giro: come per il cambiamento climatico, come per la pandemia, troppa gente sembra non vedere il fatto in sé, macroscopico, ma si attarda a misurare la realtà con la domanda "ma mi staranno dicendo proprio tutto?" Bè, gente: al punto in cui siamo è una domanda da paranoici, da sociopatici. È per questo che urlerei dalla finestra come la dottoressa Kate Dibiasky del film (se non lo avete ancora fatto, vedetelo assolutamente). Se tutti quanti non prenderemo la realtà così com'è e non proveremo a fare il possibile per ri-orientarla lontana dagli abissi mai così vicini della Terza Guerra Mondiale e della Guerra Nucleare, allora prenderemo l'asteroide in piena fronte; proprio mentre scioriniamo tutta la nostra sagacia per far vedere che, a noi, nessuno può raccontarci una cazzata. Chissà se un qualche onesto, veridico e scrupoloso editorialista avrà redatto nel settembre del ’39 un dotta e articolata dissertazione sul fatto incontrovertibile che per tre motivi oggettivi – le strabordanti riparazioni di guerra decise a Versailles nel ’19, le conseguenze socioeconomiche della Grande Crisi del ’29 e la spartizione dell’influenza sul mondo tra il sistema delle democrazie occidentali e la consolidata potenza staliniana –, sia la guerra scatenata in Europa dal Terzo Reich, sia il regime tirannico imposto all’interno da Hitler e il Partito Nazionalsocialista Tedesco del Lavoratori, dovevano essere compresi e spiegati presso l’opinione pubblica globale atterrita dalle armi e dagli orrori. Non lo so, quando avrò tempo farà le mie ricerche. Ma so già che – seppure fosse – all’epoca nessun cittadino di sinistra, in nessun Paese, si sarebbe fatto distogliere, da pur interessanti e fondati distinguo analitici, dall’evidenza sotto gli occhi di tutti e dalle azioni da doversi compiere di conseguenza: ossia che lì e allora era all’opera un esercito aggressore comandato da un grande criminale della Storia che aveva già conculcato lo spirito critico del proprio popolo e ora si muoveva per soggiogare altre genti. Invece adesso sì, ce ne sono; pure intorno a me. Una ricerca storica, politica e antropologica interessante potrebbe indagare da quando capita, una stranezza così, e perché. Sapere che ora a Kiev si combatte nel quartiere dello zoo, si spara con mortai e mitragliatori, cannoni, granate e carrarmati (non lo so, non me ne intendo) intorno alle gabbie, sopra le fosse e le voliere, affianco alle vasche, e immaginare come tutti quegli animali staranno impazzando di dolore e forse morendo per i colpi d’arma scatenati tra gli umani – ciò mi riempie di un dolore diverso ancora da quello per la guerra in sé. Underground e soprattutto La signora dello zoo di Varsavia, se li avete visti, rendono l’idea alla perfezione. Poi penso – mi ricordo, perché lo so – che ogni giorno, ogni ora, in tutti i punti della Terra, anche i più pacifici e smilitarizzati, animali a miliardi, complessivamente, impazziscono di terrore stipati dove sono e muoiono sotto colpi d’arma o macchinario per loro altrettanto incomprensibili di questi sparati tra due eserciti in combattimento, perché gli è scatenata contro la guerra inarrestabile e onnipresente degli umani che se ne cibano. E così penso che la strada per uscire dalla nostra preistorica barbarie passa intanto per l’obiettivo della pace giusta tra i popoli, ma poi altroché se è lunghissima ancora. Verissima l’espansione fraudolenta della NATO post-1989. Vera la feroce componente neo-nazista nella società ucraina. Falso il termine “genocidio” per dire gli atti orrendi del 2014/15. Falsissimo il ruolo di liberatore autoassegnatosi da Putin. Compagni, se non ricordiamo questa gradazione sacrosanta nell’esporre i nostri ragionamenti alle persone meno alfabetizzate storicopoliticamente, facciamo il peggior servizio ai nostri stessi valori. E faremo fare l’ennesima figuraccia alla categoria che ormai tanto sparutamente rappresentiamo: di comunisti. - Non ci credo! Solo degli idioti completi possono sparare colpi d’arma pesante su 200 tonnellate di scorie radioattive a Chernobyl!!! - Be’, ma sono russi deprivati da venticinque anni della capacità d’intendere e volere, sostituita con un mix micidiale di capitalismo e vodka, prostituzione e patriottismo. - Ah, allora ci credo… Ma quelli che li sostengo in Occidente? - No, quelli lo fanno gratis: senza soldi né donne né alcool né bandiere. Sono semplici idioti completi. - Già. Sotto le mie finestre c’è un giardinetto pubblico, e nel giardinetto tre panchine a ferro di cavallo; e ogni giovedì pomeriggio le tre panchine diventano un teatro di chiacchiere e risate in un registro acuto, le voci e le figure di signore dell’Est, alcune bionde, altre tinte di rosa o azzurrino, tutte solide e in carne, che nel giorno di svago s’incontrano e si raccontano le cose loro. Anche oggi sono lì, le ho viste; ma nessuna delle solite sillabe alte, stavolta, era entrata dalla mia finestra. Stanno sedute, a testa bassa, le borse strette al fianco; sussurrano paure, di affetti lontani da qui, di guerra mai così loro prossima. Putin, bello disteso coi suoi occhietti cattivi, ha appena detto alla Confindustria russa, e agli affaristi di tutto il mondo in diretta streaming, che per resistere alle sanzioni economiche già disposte e quelle più dure annunciate, la Russia diventerà il paradiso della deregulation, del laissez-faire, dell’iperliberismo per imprenditori e investitori (più ancora di adesso, che c’è la flat-tax del 15% tanto cara alla destra nostrana). Un esperimento a cuore aperto (il cuore dei lavoratori) di capitalismo cannibale su scala che nemmeno il Cile di Pinochet ha mai sfiorato! E i lavoratori? Si ribelleranno? Credo che la droga ipernazionalista serva appunto a narcotizzarli del tutto. |