Il 20% dell'Ucraina è sotto il controllo dei russi; questo ha dovuto ammettere Zelensky al centesimo giorno di guerra. Per avere un ordine di grandezza e un termine di paragone: è come se tutto il Piemonte più tutta la Toscana più tutta la Campania fossero oggi sotto il controllo dei francesi dopo cento giorni di guerra, una guerra di aggressione e invasione scatenata dalla Francia contro l'Italia senza nessuna dichiarazione né giustificazione sensata, se non un preteso diritto dei francesi a de-bigottizzare la popolazione italiana più quello di punire il nostro Stato perché la lingua francese non viene insegnata più nelle scuole italiche come un tempo! Una guerra cominciata improvvisamente all'alba dell'ultimo giovedì di febbraio, con l'ingresso di truppe francesi, armate fino ai denti, in Piemonte tramite il lungo confine, col lancio di testate sulle coste toscane a partire dalle basi missilistiche in Corsica e col cannoneggiamento di Napoli e di tutto il golfo da parte delle corazzate transalpine scortate dai caccia decollati dalla Provenza; il tutto mentre i bombardieri di Parigi passano a stormo, a ondate, su tutta la penisola, comprese isole maggiori e pure minori, lasciando cadere qua e là decine, centinaia di ordigni esplosivi che portano distruzione e morte su tutta la cittadinanza. Per avere un ordine di grandezza: è come se già 6.000 civili italiani, donne, bambini e anziani, fossero morti ammazzati a casa propria dai francesi invasori, come se decine di migliaia di italiani in divisa, difensori strenui della patria sotto attacco, fossero già caduti, come se la cifra immensa di 20.000.000 di italiani fossero senza più casa, distrutta o minacciata dalla guerra in corso, dei quali 8.000.000 siano già profughi in qualche altro punto d'Europa o invece deportati a forza in Francia dagli aggressori, e gli altri 12.000.000 disperatamente in cerca di riparo in qualche luogo d'Italia non ancora o non più toccato dai vivi combattimenti. E tutto questo, ripeto, senza nessun'altra giustificazione dell'attacco che quella dichiarata dalla Francia: che l'Italia nella sua bigotteria è una minaccia ai suoi interessi, che lingua e letteratura francese non vi hanno il debito spazio culturale e, forse anche, che Piemonte per lontane parentele sabaude, Toscana per vincoli rinascimentali tra Medici e Parigi, e Campania per la dinastia d'Angiò che vi regnava secoli addietro, sarebbero territori italiani su cui la Francia può avanzare storiche pretese. Scuse tanto deboli che la Francia stessa dall'inizio della guerra, che derubrica spudoratamente a "operazione militare speciale", invece che con le bandiere e le insegne regolari, identifica le proprie forze armate e i mezzi di distruzione sul campo con l'incomprensibile lettera Y maiuscola! Sembra un sadico scherzo, ma di scherzoso non c'è nulla nelle fosse comuni, nelle denunce accertate di torture, nell'accanimento sui civili riparati senza speranza in teatri, sotto i ponti, intorno alle basiliche, così come il mondo ne è venuto a conoscenza là dove le truppe francesi si sono ritirate, grazie al nostro contrattacco, dall'appennino ligure, dalla Pianura Padana e dalla zona intorno a Roma capitale. I massacri perpetrati a Frascati sono comunque già crimini di guerra conclamati dinanzi all'opinione pubblica mondiale. Per avere un termine di paragone. E per capire e far capire, se mai ce ne fosse ulteriore bisogno, che nessun essere umano di buona volontà e retto pensiero, al cospetto di quel che succede da cento giorni in Ucraina, ha il diritto di pensare e dire "non mi riguarda".
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